La Mia Terra

La nostra compagna racconta la sua nostalgia per il suo paese natale.

 

Il mio nome è Realda. Sono nata e cresciuta fino a quattordici anni in un paese stupendo: l'Albania. Il nome Albania deriva dall'albanese are,ovvero oro e per me questo paese è prezioso anche più dell’oro. Uno splendido e caldo giorno d'agosto, però, mio padre ci diede una novità elettrizzante: saremmo partiti alla ricerca di una vita diversa, ci pensava da tanto tempo e così annunciò convinto la sua decisione: l'Italia. Nella mia testa si confusero felicità, gioia, speranze e sogni di una nuova vita, di un nuovo futuro in una terra mai vista. Il sogno durò poco, cominciai a pensare che non sarei mai più tornata nel mio paese, nella mia casa. Non avrei più sentito le voci e le risa degli amici d'infanzia, avrei lasciato lì i primi passi della mia vita per iniziarne un'altra a me sconosciuta. Al contempo, però, l'idea di rivedere mio padre (già residente in Italia) e stare con lui mi riempiva il cuore di gioia, dato che ogni giorno mi uccideva il lungo solco della nostra distanza. Ritornarono alla mente i momenti belli e difficili della mia vita, quei quattordici anni vissuti nel mio caro paese che, senza motivo, è vittima di pregiudizi. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei dovuto abbandonare i luoghi e le persone del mio cuore.

 Appena lo seppero i miei amici si strinsero a me per farmi coraggio e dirmi che sarei mancata anche a loro e sarebbero mancate tutte le nostre scorribande spensierate, momenti che, ancora oggi, nonostante siano passati sei anni, mi danno la forza di andare avanti, di sorridere, perché nonostante siamo lontani e ci vediamo poco , loro ci sono e saranno sempre lì ad aspettarmi con le braccia aperte. 

Il ricordo a me più caro è la lacrima di mia nonna che, mentre ci guardava chiacchierare, disse sottovoce che le saremmo mancati molto. Andai subito ad abbracciarla promettendole che sarei tornata presto. In quegli istanti mi sentii crollare il mondo addosso e la tristezza prese il sopravvento circondandomi come una coltre scura. Vedere le lacrime di mia nonna mi mise paura, la paura di tornare e non trovarla più.

 Da quel giorno iniziai ad odiare quella nuova vita che mi attendeva, che mi stava portando lontano dal paese che mi ha visto nascere e fare i primi passi. Una vita da ricominciare e affrontare iniziando da me, davanti alla quale mi sentivo piccola e indifesa. 

Arrivato il fatidico giorno, alle otto del mattino, tra sorrisi e lacrime, ci dirigemmo verso il porto di Durazzo in un piccolo pullman. Mi sedetti vicino al finestrino ed osservai scorrere ed allontanarsi veloci i posti che avevano segnato la mia infanzia. In quel silenzio, sentivo solo le lacrime scorrere calde sulle guance e il mio cuore che sembrava sussurrare al mio paese "ci rivedremo".

 La mia famiglia era in silenzio e nascondeva la tristezza dietro un sorriso, mentre i loro pensieri trasparivano dagli occhi lucidi. E' lì che il mio modo di ragionare iniziò a cambiare, capii cos’era importante nella mia vita. Lì iniziai a crescere.

 Saliti sulla nave cercai di non pensare più a ciò che lasciavamo dietro di noi, ma mi sforzai di immaginare la mia nuova vita e ciò che mi attendeva. La nave impiegò cinque ore prima di approdare in Italia. Quelle ore sono le ultime pagine del mio racconto sull'Albania e l'inizio di un nuovo libro colorato d'azzurro, azzurro come il mare che mi separa dalla mia cara Albania dorata, della quale non è ancora arrivata l'ora di narrare le prossime pagine.

 

Mema  Realda