Trovare la Propria Dimensione in un Paese Straniero

Avevo circa sei  anni quando mia madre decise di portarmi con lei in Italia dalla Romania. Fui subito felice perché  già da due anni mia madre faceva avanti indietro dall’Italia per vedere me e mio fratello, però, poi, quella notizia un po’ mi rattristò, dovevo abbandonare mio fratello, le mie amiche, la mia città, i miei parenti, insomma tutto ciò che fino ad allora mi aveva resa felice. 

Ricordo ancora quante volte, pur di rimanere fuori a giocare a nascondino con le amichette, facevo arrabbiare mio fratello perché non avevo voglia di rientrare in casa e lui, che aveva cura di me, con pazienza mi aspettava. Oppure i furtarelli quando nel mio giardino maturavano sugli alberi le susine, uno dei miei frutti preferiti, allora io e tutti gli altri andavamo a raccoglierle, arrampicandoci sul recinto e poi sugli alberi, ormai eravamo diventate delle piccole scimmiette. 

All’idea di partire mi veniva un nodo alla gola.

Arrivata in Italia mi sentii persa, uscendo da casa non trovavo nessuno ad aspettarmi per giocare o semplicemente per stare insieme, mancava una parte di me.

Con questo stato d’animo iniziai la scuola, dovetti ripetere la prima elementare per poter imparare bene l’italiano. Inizialmente non ero molto socievole, mi sentivo osservata, criticata, anche derisa. Con il passare dei giorni mi legai ad una bambina che diventò la mia migliore amica. Era anche la mia compagna di banco e spesso andavo a casa sua per fare i compiti; mangiavamo insieme e a volte dormivo persino con lei. In seguito è stata la volta di un bambino che era sempre presente per me e mi aiutava molto.

Pian piano con il passare dei mesi cominciavo ad accettare e ad abituarmi a quella nuova vita. 

Purtroppo dopo due anni dovetti nuovamente cambiare il domicilio ed è stato altrettanto dura, bisognava trasferirsi in un nuovo paese… però questa volta, fare nuove amicizie è stato meno faticoso, ma non dissociato da un certo timore ed imbarazzo. 

Ora mi sono abituata all’Italia e mi piace, nella scuola “A. De Pace” mi trovo bene, a mio agio ed ho incontrato tanta solidarietà, brave compagne e professori. 

Da quel fatidico giorno son passati ormai dieci anni, al mio paese d’origine ci son tornata tre anni fa e sinceramente non c’è quasi nulla che mi lega a quel luogo se non i ricordi. 

G. A. alunna di II classe