La Focara al Mio Paese


Nel nostro territorio salentino le feste tradizionali rivestono ancora  molta importanza ed alimentano quel senso di appartenenza che fa bene all’anima, trasmettono quella cultura popolare che ci riporta ad un mondo incantato che si perde nel tempo.

Una di queste è quella patronale di Sant’Antonio Abate a Novoli (LE) il cui culto fu ufficializzato, già il 28 gennaio del 1664. 

Accendere i falò è un antico e diffuso rito che troviamo in altre parti d’Italia e d’Europa, ha  origini pagane e di solito inizia a partire dal solstizio d'inverno. Con l'avvento del cristianesimo si è trasformato in un rituale di purificazione

Sant’ Antonio è rappresentato spesso in compagnia di un maiale, e si chiede la protezione e l'aiuto per il morbo noto come herpes zoster, conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” (“fuoco sacro”) detto poi “fuoco di Sant’Antonio” per il bruciore che provoca. Questa tradizione nasce dal fatto che il santo curava la malattia con il grasso dell’animale, infatti molti erano coloro che ricorrevano ad Antonio per essere curati e per loro si costruì un ospedale e venne fondata una confraternita di religiosi, l’antico ordine ospedaliero degli Antoniani, che allevava i maiali per gli ammalati. 

Il nostro sant'Antonio detto anche te lu fuecu (cioè del fuoco) fu un eremita, ritenuto il fondatore del Monachesimo, il primo Abate, vissuto probabilmente dal 251 al 357 d.C.

Sant'Antonio tuttavia è considerato anche il protettore degli animali domestici, così il 17 gennaio tradizionalmente a Novoli benedicono gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo. Di bocca in bocca si tramanda ancora una  leggenda: la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare, durante questo evento i contadini si tengono lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare è segno di cattivo auspicio.

Ogni anno in questo paesino della provincia di Lecce si svolge nei giorni 16-17-18 gennaio, in onore di Sant'Antonio Abate, si tiene la "festa del fuoco", un avvenimento che richiama, per la sua singolarità, migliaia di visitatori pellegrini. 

Come si intuisce dalla parola, la focara è un grande falò, una enorme pira alta 25 metri per un diametro di circa 20 metri realizzata interamente con i tralci di vite (circa 70 mila fasci), cui viene dato fuoco secondo precisi rituali.

Proprio sulla cima, la mattina della vigilia, viene issata un'artistica bandiera, con l’immagine del Santo, che successivamente brucia insieme al falò. 

La Focara di Novoli ha acquistato negli anni sempre più importanza tanto da diventare parte del Patrimonio della cultura immateriale del Comune, esempio emblematico dell'identità del luogo.

Siete tutti invitati alla focara del 2018.

Eleonora D’Arpe