Insieme per Ricordare un Pezzo della Nostra Storia


Il nostro Istituto ha partecipato alla manifestazione “Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera” presso la Caserma Nacci di Lecce il giorno  17 marzo. 

E’ stato bello incontrare le altre  scuole  e prendere atto insieme di una cosa scontata, ma a volte sottovalutata e cioè che al di là delle differenze siamo tutti uniti sotto un’unica bandiera e per un giorno ci siamo sentiti un po’ “patrioti”.

E’ importante sapere, anzi essere certi che la patria ci difende, ci protegge, ovunque andremo l’Italia sarà il tratto distintivo che ci accompagnerà, sempre. 

In un attimo abbiamo ripercorso velocemente con la mente i momenti più intensi del nostro Risorgimento e il pensiero è andato ai tanti giovani, più o meno della nostra età, che hanno offerto la vita per dare a noi le sicurezze che abbiamo, uno stato forte, unitario, perché solo l’unità rende invincibili. Abbiamo provato ad immaginare i loro discorsi, gli entusiasmi, le parole bisbigliate, le paure, le notizie che passavano di bocca in bocca, sempre sottovoce e poi le sconfitte il pianto sommesso per i compagni caduti. Noi ragazzi non ci soffermiamo su questi eroi che per noi sono solo una pagina del libro di storia che magari scarabocchiamo, non riflettiamo sul valore della bandiera, siamo presi da altro, eppure questa giornata ha risvegliato in noi il senso patrio, ci siamo sentite/i italiani come mai prima ed è stata un’intensa emozione.

 E poi la nostra bandiera è davvero bella!

Se ci guardiamo intorno i colori rosso, bianco e verde spiccano ovunque come se fossero stati scelti quali rappresentanti del nostro paesaggio, della nostra bellezza e solo “la bellezza salverà il mondo”.

Poi alla manifestazione ci sono stati anche i nostri stand: gli allievi del settore chimico hanno realizzato i saponi dei tre colori. 

Le allieve del settore moda hanno presentato un bellissimo abito, realizzato dal settore, di Antonietta De Pace (di cui la nostra scuola porta il nome), patriota mazziniana che ha subito il carcere per non venire meno agli ideali in cui credeva.

La redazione del giornalino scolastico “I magazzini della scuola” ha immaginato una lettera scritta dalla nostra eroina alle giovani donne del futuro ed in questo dialogo ideale abbiamo riscoperto la forza , il coraggio e la determinazione di cui è stata capace.

La Redazione

A VOI DONNE, FIGLIE DEL FUTURO

"Mie carissime donne, figlie del futuro, ho vissuto abbastanza a lungo per comprendere quali sono le cose importanti della vita; mio padre me le inculcò sin da quando sono nata nella bella Gallipoli in un rigido 2 febbraio 1818 e, benché sia rimasta orfana troppo presto, i suoi insegnamenti non li ho mai dimenticati. Fin dall’adolescenza ho visto le condizioni di miseria e frustrazione, sia fisica che psicologica, in cui viveva la gente del sud, abbrutita dal lavoro, dai soprusi, coi visi scarni per la malaria e le mani tremanti per le febbri endemiche. Fu per questo che promisi a me stessa che avrei fatto di tutto per aiutare chi non aveva voce per gridare, eliminare, o almeno ridurre, la povertà e le ingiustizie. Cosa davvero lodevole mi direte, ma non facile. Sì, vero, non facile, ma l’entusiasmo dell’età non mi faceva vedere ostacoli. Trovai il modo per mettermi al servizio della buona causa quando decisi di seguire mia sorella Rosa a Napoli, sposa di Epaminonda Valentino. Con lui mi si spalancarono le porte della Giovane Italia per lottare contro l’iniquo governo borbonico. 

Partecipai con coraggio, vestita da uomo, a quel terribile 15 maggio 1848 sulle barricate di Santa Brigida: fu una vera ecatombe. Vidi morire molti dei miei compagni che lasciarono su quel campo i loro sogni più belli, ma non fu inutile il loro sacrificio. Avevamo imparato a non avere paura della morte perché guardavamo al di là, a voi, per lasciarvi in eredità l’Italia unita , libera ed indipendente. Il mio arresto, il 24 agosto 1855, le torture che ho subito: tutto ha un senso, come la morte del mio caro e nobile cognato Valentino a 38 anni deceduto nella galera di Lecce, la morte in battaglia a Rebecca nel 1866 di mio nipote Francesco Valentino che ho amato e amo come un figlio. Le gambe ancora mi tremano sotto il peso del dolore, dei lutti, di battaglie perse, ma era vinta la guerra. Ho sempre creduto nell’energia delle donne, nel loro coraggio: alla causa dell’Italia abbiamo dato il nostro fondamentale contributo facendo da tramite tra i detenuti politici ed i loro parenti, curando i feriti, veicolando la corrispondenza mazziniana, portando nelle carceri viveri, lettere ed informazioni politiche, tutte cose per cui si pagava con la vita. Ho lottato per la libertà, la cultura, l’emancipazione femminile e se io sono stata una delle poche fortunate per aver potuto studiare, per voi, donne di domani, non sarà così; a voi sarà dato un bene prezioso, più prezioso di qualsiasi tesoro: l’istruzione. Apprezzatela nel modo giusto.

Ai miei tempi nascere donna era una sventura, con un figlio sempre in braccio ed uno nel cuore sotto la croce. Tutte le ingiustizie, le sopraffazioni nascono proprio dall’ignoranza, strada maestra per la sofferenza e l’abbrutimento dell’essere umano. Solo la cultura ci riscatta e ci dà la forza di portare avanti la missione di vita, ognuno con il suo piccolo o grande impegno, sempre ispirato ai grandi valori a vantaggio di tutti, mai di uno solo. Custodite la vostra Patria, miglioratela, rendetela terra di giustizia, di arte  e con orgoglio ripetete: sono italiana. Avrei molte altre cose da dire, ma la mano mi trema e gli occhi si chiudono, i miei anni volgono a compimento, ma sono contenta per come li ho vissuti, per tutte le cose importanti che ho portata termine.

 Adesso tocca a voi".

                                                                                                                M. Florinda Fracella